Seminario AFFETTIVITA’ e SESSUALITA’ nello SPETTRO AUTISTICO: il racconto della giornata di una mamma

Seminario Sessualità e affettivitàUna giornata intensa, ricca di spunti e di riflessioni non banali, un terreno fertile di incontro tra genitori, soggetti autistici, operatori del settore ed esperti, che ha portato alla luce una serie di possibili percorsi e pratiche atte a consentire anche alle persone nello spettro di sperimentare a diversi livelli questi aspetti della nostra esistenza.

La mattinata si è aperta presso l’Hotel Capannelle con gli interventi di Orietta Martinelli e Danilo Amelina, che hanno entrambi sottolineato le difficoltà politiche cui vanno incontro progetti inerenti il tema della sessualità in un ambito socioculturale come quello italiano che, per la forte matrice cattolico religiosa che lo contraddistingue, difficilmente riesce a pianificare (e non solo a mettere in atto) adeguate politiche che tengano conto di questi fattori. Il tema dell’assistente sessuale, già presente in altri contesti europei come la Svizzera, la Danimarca e la Germania, da noi è tuttora fermo a un disegno di legge, e comunque non pare poter diventare a breve una realtà.

Sono poi intervenute Laura Imbimbo e Stefania Stellino, madri e attiviste nell’associazionismo che hanno sottolineato sia l’importanza che vi sia una coesione di intenti tra famiglie ed operatori, sia l’attuale situazione di isolamento che anche in relazione a queste tematiche vivono quotidianamente i genitori di adolescenti e giovani adulti (e adulte) nello spettro autistico.

Caretto e De CarisFlavia Caretto e Marco De Caris si sono alternati in un articolato intervento all’interno del quale hanno ribadito più approfonditamente, argomentandoli con riferimenti a esperienze personali, professionali e alla letteratura di riferimento, i punti salienti emersi dall’incontro che provo qui a sintetizzare:

  • Per educare alla sessualità non è mai troppo presto. Fin da piccoli, genitori e operatori congiuntamente, dovrebbero fornire indicazioni sul senso del pudore, insegnare che le parti intime le possiamo toccare noi e solo noi, compatibilmente con il livello di autonomia, evitare di porsi il problema solo a ridosso della pubertà e considerare comunque che bambine e bambini autistici diventeranno senza dubbio adulte e adulti autistici – e probabilmente anche anziane e anziani autistici, tema di cui per il momento non si è ancora occupato nessuno. Importante a tal fine sarebbe evitare di infantilizzare i soggetti autistici, considerarli asessuati come spesso invece accade, e pensare a loro fin da piccoli a soggetti che cresceranno con una loro corporeità e sessualità, inserendo anche gli aspetti dell’affettività e della sessualità nel loro percorso di educazione, con i modi e gli strumenti opportuni a seconda del livello di autismo e di età.
  • Possiamo enucleare delle regole fondamentali da tenere in considerazione per prevenire l’abuso e lo stalking, frequenti entrambi (in soggetti ad alto funzionamento con buone capacità di comunicazione si possono creare situazioni di interesse ossessivo nei confronti di compagni/e di scuola, in soggetti a basso funzionamento esibizionismo o masturbazione in luoghi pubblici non propriamente adeguati):
    a) che bisogna essere consenzienti
    b) che il sesso e la masturbazione sono fatti privati (e non segreti, questo vale soprattutto per chi è ad alto funzionamento, per chi ha anche disabilità intellettive vale la regola di osservare cambiamenti nel comportamento e cercare di vigilare il più possibile)
    c) che sono attività che non devono coinvolgere i familiari
    d) che sono attività che non possono riguardare i bambini (può capitare che vi siano autistici attratti da minori).

Troppo spesso i genitori vengono lasciati soli a gestire la crescita dei propri figli, e le testimonianze di genitori e autistici lette nel corso della giornata dagli attori della compagnia YAAALED dimostrano quanto spesso siano proprio i genitori a doversi fare carico anche di questi aspetti. Sarebbe invece opportuno che gli operatori stessi fossero formati e coinvolti in questi ambiti delicati, proprio perché si tratta di esperienze di vita di cui solitamente i genitori non fanno parte. In tal senso, le testimonianze portate da Simona Levanto, Simona Cherubini, Chiara Della Cananea e George Zavalina su progetti all’educazione all’affettività e alla sessualità mostrano come, al di là della figura dell’assistente sessuale che tuttora non è stata legiferata, chi lavora sul campo si sia “attrezzato” al fine di consentire ai ragazzi e alle ragazze con autismo di poter sperimentare anche in queste direzioni, con modalità e mezzi non sempre ortodossi ma senza dubbio efficaci. Importante, in questo senso, la raccomandazione fatta da Adina Adami: nel momento in cui noi genitori deleghiamo il compito di educare ragazzi e ragazze dello spettro ad altre figure educative, dobbiamo anche rispettare che quel che accade rimanga privato e che non ci venga comunicato.

Interessante infine, l’intervento di Giulia Giovagnoli, che ha presentato un progetto di ricerca congiunto tra LUMSA e Ospedale Bambin Gesù mirato all’educazione all’affettività e alla sessualità evidence based. Desta qualche perplessità il fatto che il campione di soggetti individuati sia piuttosto esiguo (60 soggetti totali, di cui 30 autistici e 30 neurotipici, all’interno dei quali saranno creati anche 2 sottogruppi di controllo), ma ne sia auspicata la replicabilità; cosa che ci pare assai complessa, visto che il tema è fortemente connotato in termini socioculturali e in diversi contesti l’affettività e la sessualità vengono rappresentati, interiorizzati e vissuti in maniera assai eterogenea.

Attraverso un percorso educativo di presa di coscienza consapevolezza che parte sin dall’infanzia si ritiene auspicabile e possibile, come attestato dalle testimonianze degli operatori, intervenire anche in questi aspetti troppo a lungo lasciati sottesi e dimenticati, come se le persone con autismo non fossero capaci di avere una vita affettiva. Vale invece la pena di ricordare che, a dispetto del deficit di teoria della mente e delle sue inequivocabili conseguenze, l’attaccamento è qualcosa che anche i bimbi autistici sperimentano, e che costituisce la base per un’educazione ai sentimenti e alla corporeità che passi da quei canali cognitivi e comportamentali che ormai da tempo sono stati riconosciuti come efficaci per l’educazione delle persone all’interno dello spettro autistico.

Una mamma

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