Tutto parte dalla denuncia (siamo nel febbraio del 2013) della collaboratrice scolastica Barbara Nasso, che non finiremo mai di ringraziare per il coraggio. Perché, spiace ammetterlo, ma di questo si deve parlare ancora nel ventesimo secolo, invece che di semplice atto dovuto davanti un grave comportamento di una maestra: maltrattamenti nei confronti di alunni nello spettro dell’autismo (vedi articolo1 articolo2 ). Dalla denuncia si passa alle telecamere fino all’arresto della maestra e della coordinatrice scolastica.
Un’intera classe coinvolta tra avvocati, costituzioni di parti civili, audizioni.
Ma soprattutto aver spiattellata davanti una verità non concepibile per chi aveva fatto carte false per essere assegnato a quella sezione, con quella maestra. E il dover sopportare l’idea di essere in qualche modo causa delle sofferenze di quei bambini non in grado di raccontare ma che, purtroppo col senno di poi, manifestavano il loro disagio non entrando volentieri in classe, anzi proprio evitando quella classe, proteggendosi il volto con il braccino all’avvicinarsi troppo di una persona, lamentandosi e piangendo ad un tono della voce più alto, facendosi la pipì sotto. Tutti segnali che noi genitori non siamo stati in grado di interpretare correttamente, di attribuire loro il giusto significato.
Ecco questo è il più grande rammarico.
E poi oggi, 31 ottobre 2017 dopo quattro anni e mezzo, la sentenza: COLPEVOLE !
La parola non ripaga la sofferenza; la pena, 3 anni e 4 mesi per la maestra e 2 anni e 6 mesi per la coordinatrice, almeno potrà essere di esempio e monito per educatori e docenti; la sentenza farà giurisprudenza: condanna a detenzione, a pagamento delle spese processuali ed interdizione da pubblici uffici per 5 anni, condanna di Roma Capitale come responsabile civile ad una provvisionale non solo per i bambini nello spettro, ma anche per l’ANGSA Lazio.
Grazie all’avvocato Francesco Prota che ha rappresentato l’Angsa ed uno dei bambini coinvolti, grazie al giudice Della Vecchia che ha dato un segnale forte e soprattutto grazie a Barbara Nasso, senza la quale probabilmente a quest’ora la maestra e la coordinatrice sarebbero l’una in pensione l’altra ancora dietro una scrivania “a fingere di non vedere” con omertosa complicità, ma soprattutto senza la cui denuncia i nostri bambini avrebbero continuato ad essere maltrattati.