I fatti di Grottammare: comunicato stampa della prof.Liliana Baroni

la terribile casa di aliceSiamo alle solite: maltrattamenti e sequestro di persona. Con queste pesanti accuse sono stati arrestati dai  carabinieri di San Benedetto del Tronto, cinque educatori in servizio nel Centro socio-riabilitativo per  giovani disabili ‘Casa di Alice’ di Grottammare (AP) gestito dal Comune attraverso una cooperativa esterna. Il centro ospita persone affette da autismo di età compresa dagli 8 ai 20 anni ed è stata sequestrata una cosiddetta “stanza di contenimento” buia e stretta, dove i ragazzi venivano denudati e rinchiusi,  e per rispetto della loro dignità tralascerò di ripetere  quanto avveniva all’interno. Stiamo parlando di giovani con autismo estremamente severo, dato che si parla di ricoveri , anche a tempo parziale , per ragazzini ancora in età scolastica. Tuttavia  hanno spiegato il pm e i carabinieri nel corso di una conferenza stampa, nei disabili c’era una ”totale assenza di comportamenti violenti o di azioni che giustificassero il loro ‘contenimento’, all’interno di quell’ambiente, usato come strumento per reprimere e punire la “vivacità dei ragazzi

La notizia è agghiacciante, anche perché questa era una struttura modello:  struttura del Comune, con gestione  a una coperativa, di  piccole dimensioni (12 ospiti dagli 8 ai 20 anni) con  carta dei servizi  visibile su internet, nata con ottimi propositi e buone scelte  educative-riabilitative.

Come si può, con queste  buone premesse, arrivare a situazioni di tale gravità? Come è possibile  evitare o prevenire queste aberrazioni? Una ricetta sicura non c’è, ma qualche osservazione la possiamo fare.

  1. Formazione su tutto: tecniche di abilitazione in autismo, metodi comportamentali come raccomandati dall’Istituto Superiore di Sanità nella Linea Guida 21; formazione anche  sulle tecniche contenitive che possono essre usate come “ultima ratio” quando il resto  non ha funzionato.  Tale formazione è richiesta per legge  in alcuni Stati nelle cui strutture scolastiche o residenziali il contenimento può essere fatto solo da personale formato appositamente. Ci dice Angela Ottaviani, psicologa italiana che lavora in Inghilterra “ Esiste un documento fondamentale l’IMP o  Individual Management Plan, un profilo del singolo, dove vengono delineati  comportamenti, i fattori scatenanti, notizie su eventuali condizioni  mediche, problemi sensoriali, interessi e attività preferite dell’allievo, strategie di  contenimento fisico privilegiate.  I genitori approvano o disapprovano, aggiungono suggerimenti e modifiche e autorizzano il loro uso. Ogni incidente dove si è dovuti arrivare al  contenimento fisico, viene documentato in un “libro” dove vengono descritti  fattori scatenanti  e viene motivato l’utilizzo del physical  restraint  per assicurare la sicurezza e  salvaguardia  dell’alunno o dei suoi compagni o degli educatori”. Credo che solo a queste condizioni possano essere accettate tali tecniche di contenitive sperando che si diffonda anche in Italia una formazione adeguata.
  2. Apertura verso il territorio nei due sensi dall’interno verso l’esterno  e viceversa. Riferendosi ad un semiresidenziale come in questo caso, devono essere previste  nei programmi educativi frequenti uscite di collaborazioni in attività con  strutture territoriali come quelle dei Centri Giovanili, Centri anziani, colle associazioni di Volontariato, con le occasione sociali come feste, sagre, oppure progetti come Ausilio in cui  i giovani della struttura diventano risorsa del territorio nel fare e portare la spesa o medicinali  a chi è impossibilitato a muoversi, etc. Analogamente le strutture  possono invitare la cittadinanza al loro interno in varie occasioni.
  3. La tecnologia mette a disposizione vari aiuti, come le telecamere, anche a disposizione dei genitori. Non so se l’uso delle telecamere possa essere sufficiente a garantire una maggiore sicurezza a tutte quelle categorie di persone, disabili, minori, anziani, che non sono in grado di provvedere da soli alla propria incolumità. Ma è certo che noi genitori abbiamo il diritto di avere informazioni precise e puntuali, a 360 ° riguardo gli ambiti frequentati dai nostri figli, nella scuola, nelle strutture riabilitative, sportive o quant’altro.
    E’ ora di iniziare ad avere tolleranza zero nei confronti di chi si oppone a prevenire situazioni simili.
  4. presenza attiva dei genitori, che mi appare fondamentale. I genitori hanno il compito di difendere i figli in ogni situazione in cui non sono rispettati i loro diritti

La situazione delle persone con autismo è pertanto di particolare gravità per i loro comportamenti, per la indisponibilità di farmaci efficaci,  per i deficit  non tanto del linguaggio, quanto della comunicazione “in toto”,  che impedisce loro di  denunciare i maltrattamenti subiti.

Sta per essere presentata in Senato una legge che stabilisce alcuni punti fermi sul trattamento delle persone con autismo: speriamo che possa al più presto divenire legge e migliorare la qualità di vita delle persone con autismo, sia bambini che adulti.

Prof. Liana Baroni

Presidente Angsa Onlus

Condividi con..