Accade oggi, 28 novembre 2024.

Questo è il quarto anno che si ripete.

Il click day per i buoni servizio per la non autosufficienza (efamily) nella Regione Lazio.

Qui non si tratta di riuscire ad accaparrarsi un cellulare di ultima generazione per primi, qui è in gioco l’unica possibilità, per alcune famiglie, di poter garantire delle ore di assistenza ai propri cari, figli, fratelli, congiunti, è in gioco la continuità dei servizi, è in gioco anche la dignità di famiglie che ancora credono nella equità.

Non risponde al principio dell’equità il sistema del “chi prima arriva meglio alloggia” quando si parla di accesso a servizi per le persone con disabilità.

È sbagliata proprio l’impostazione

Oggi c’è chi ha preso un giorno di ferie, chi un pomeriggio di permesso, chi ha dovuto chiedere aiuto perché non connesso alla rete o poco informatizzato, chi una camomilla tripla davanti al pc, col dito pronto, in attesa delle 15:00, l’ora del “si scateni l’inferno”.

Ma l’inferno si è scatenato ben prima, dalle 12 già la piattaforma risultava bloccata, messa a dura prova dalla apertura dello sportello per i buoni nido del 26 novembre. Far coincidere a così breve termine due click day è stato a dir poco inopportuno: come non supporre che il picco di accessi avrebbe messo a dura prova la tenuta di una piattaforma evidentemente non dimensionata per tali flussi?

L’inizio del gioco del “chi clicca più veloce vince” è stato quindi procrastinato di qualche giorno, solo rimandato, non evitato.

Ma questo è un “gioco” solo per chi osserva dall’esterno o per chi ritiene questo sia un sistema egualitario di scelta.

Le famiglie, invece, vivono questa situazione con ansia, alcune perfino con disperazione, perché senza quel “poco” che i 700 euro permettono, potrebbero vedere ulteriormente ridotte le possibilità di avere qualche ora di assistenza che, nei casi più complessi, vorrebbe dire l’impossibilità perfino di uscire di casa.

Perché ancora si insiste con questo sistema governato dal caso, invece di strutturare le risorse, di rispondere alle reali necessità della persona, di assumersi delle responsabilità per allocare con equità le esigue risorse?

Perché si continua a preferire un sistema che propone progetti spot e non stabilizzare e strutturare, a danno della PERSONA, della sua DIGNITÀ, del suo diritto ad essere considerato cittadino al pari degli altri, come previsto dalla Legge dello Stato n.18 del 2009 (ratifica della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità) e del suo progetto di vita che attraverso il budget di salute e di progetto deve migliorarne la qualità di vita, partendo dai desideri, dalle aspettative e dalle preferenze del singolo.

E la Regione Lazio richiama il BUDGET DI SALUTE nell’art.53 della Legge Regionale n.11 del 2016, poi nel Piano Sociale Regionale del 2019 “Prendersi cura, un bene comune”, nelle Linee Guida regionali sul Durante e Dopo di Noi, Delibera n.554 del 5 agosto 2021, e nell’art.3 della Legge regionale n.10 del 17 giugno 2022, che recepisce quanto indicato nella Legge Delega 227 del 221. Questo non vuole essere un elenco nozionistico, ma una denuncia rispetto alla discrasia tra la normativa ed i fatti!

Fino a che non si comprenderà che sono i servizi che devono nascere in funzione della persona e non che la persona si deve adeguare ai servizi calati dall’alto, si continueranno a sprecare le (poche) risorse economiche dello stato.

Per noi famiglie questi sono servizi essenziali, e i servizi essenziali non si vincono con un click.

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Un pensiero su “LETTERA “APERTA” ALLA REGIONE LAZIO: I SERVIZI ESSENZIALI NON SI VINCONO”

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