Non perdiamo l’umanità
“Papà devo scappare in bagno.” Mio figlio ha urgenza. Mio figlio è autistico. “Va bene prova a chiedere al bar della piazza se hanno la disponibilità del bagno” Così inizia la telefonata ricevuta da Stefania Stellino, presidente di ANGSA Lazio, da parte di un padre, con la voce ancora tremolante di agitazione e sdegno, che stava passeggiando con il figlio in un noto comune in provincia di Roma. “Mio figlio va, ma torna indietro deluso, la porta del bagno è chiusa”.
Allora il papà racconta di essere entrato lui nel bar per chiedere la cortesia di far utilizzare il bagno ad un bambino che non sa come chiedere in altro modo. Ma la porta del bagno rimane chiusa. Il barista dice che, a meno che non si compri qualcosa, il bagno non è fruibile, e questo lo dice con linguaggio scurrile ed aggressivo, pur sapendo di trovarsi di fronte un bambino, per di più autistico.
Il papà prova ad insistere specificando che è un’urgenza, che è un bambino e che ha una condizione autistica seria. “A bello – dice il barista- devi compra per forza un qualcosa! Andatevene via!”. Nel frattempo il bambino è arrivato al massimo della sopportazione e il papà deve correre e farlo accovacciare tra due macchine.
Ovviamente il bambino si sporca tutto. Il papà, sempre molto scosso, continua a raccontare di aver chiamato i Carabinieri che prontamente intervenuti sono rimasti basiti come pure gli altri clienti del bar che hanno manifestato la loro solidarietà al papà.
Per andare via, papà e figlio ripassano davanti al bar, ed il barista fa loro la linguaccia. Il papà conclude la telefonata con questa frase: “quello che puzza di più non è ciò che imbratta i pantaloni ma la mancanza di umanità”.
Prima di commentare quanto accaduto, ci corre l’obbligo ricordare che, dal punto di vista delle norme, il titolare del bar, non considerando la maleducazione, non è in torto: a meno di delibere comunali ad-hoc, il bagno nei locali pubblici è riservato a chi consuma nel locale stesso e quindi ne diventa cliente (vedi link.).
Siamo inoltre convinti che il titolare del bar si sarebbe comportato nello stesso modo con qualsiasi altra persona che avesse manifestato questa necessità, creando una paradossale equità al ribasso…
Quindi che cosa vogliamo? Ci piacerebbe capire cosa porta un uomo che vive nel nostro stesso “mondo”, che fa parte della stessa nostra comunità di esseri viventi, ad essere così rigido di fronte ad un bambino che ha solo bisogno di un bagno, di fronte ad una persona che per le difficoltà legate all’autismo ha bisogno di maggior empatia.
Quello che il barista non capisce, e che i nostri sforzi per sensibilizzare l’opinione pubblica provano a spiegare, è che in presenza delle difficoltà legate alla sindrome autistica (partendo da quella comunicativa) questa esperienza potrebbe fare danni molto gravi alla persona che l’ha vissuta.
Cosa sarà rimasto a quel bambino di questa esperienza? La mente autistica è priva di malizia, ha una lettura semplice di ciò che accade, difficilmente riesce a decodificare ciò che c’è dietro le parole. Avrà davanti gli occhi l’immagine di un uomo che, mentre lui si contorce per il mal di pancia, gli impedisce l’accesso alla “cura”, il bagno. Probabilmente a lui rimarrà incomprensibile la pochezza del barista (che purtroppo non è il primo e temiamo neppure l’ultimo), rendendo in futuro le sue relazioni sociali ancora più complesse, anche se invece del bagno avrà la necessità di chiedere un “cappuccino e cornetto”…
Ci piacerebbe credere che questa sia una esperienza isolata, ma temiamo che sia figlia dei tempi in cui le difficoltà principalmente economiche ci stanno rendendo più egoisti, più disumani.
Noi che, come genitori di persone autistiche, sappiamo che abbiamo bisogno di una società con una mentalità aperta e una propensione all’empatia, per rendere questo nostro mondo pronto ad accogliere le differenze, temiamo che le rigidità mentali spingano quelli che vengono visti come “diversi” al di fuori della comunità.
Plauto scriveva “lupus est homo homini, non homo”, ovvero “l’uomo è lupo per l’uomo”, evidenziando proprio l’egoismo umano: le persone autistiche non potranno mai trovare spazio in un mondo egoista.
Il 2 aprile saranno tutti pronti, forse anche il barista di questa storia, a commuoversi per le storie di “sfortunati bambini autistici”. Ma a noi non serve questa commozione. Abbiamo bisogno che la cultura delle differenze ed il senso di civiltà siano il leitmotiv tutti i giorni.
Non dimentichiamo gli esseri umani, di essere umani…