Assistenza specialistica: un altro anno difficile per i nostri ragazzi?
Lo scorso 25 giugno, una delegazione della FISH Lazio, tra cui la nostra presidente Stefania Stellino, coordinatrice del gruppo scuola FISH sia Lazio che Nazionale, e della FAND è stata ricevuta presso gli uffici della Regione Lazio dalla drssa Agnese D’Alessio (dirigente dell’Area Programmazione, Organizzazione e Attuazione dell’Offerta di Istruzione, Diritto allo Studio Scolastico e Universitario) e dal dr Salvatore Segreto (Segreteria della Direzione Regionale Formazione, Ricerca e Innovazione, Scuola e Università, Diritto allo Studio), in merito alle criticità che le due federazioni hanno evidenziato subito dopo la pubblicazione del bando sull’assistenza specialistica.
Nell’articolo su Superando al link qui di seguito
http://www.superando.it/2018/06/26/annullare-quellavviso-pubblico-sullassistenza-specialistica/
potete leggere il Comunicato Stampa relativo all’incontro che non ha sortito gli esiti sperati. La Direzione è rimasta di fatto sulle sue posizioni, confermando la possibilità dell’estensione dell’assistenza specialistica anche alle situazioni di disagio e fragilità, BES e DSA, per rispondere ai vincoli dei parametri imposti dai FSE (Fondi Sociali Europei) all’interno di un ambito che prevede l’inclusione sociale e lotta alla povertà. Tutto questo potrebbe innescare una guerra fra poveri: ci si troverà a spartire una torta di pochissimo più grande rispetto a quella dello scorso anno con al tavolo commensali stimabili almeno triplicati.
La soluzione? Non c’è UNA soluzione. Bisogna definire in primis “chi”, “cosa” e “come”.
Chi: se fino allo scorso anno scolastico conditio sine qua non era la CIS (certificazione integrata per l’inclusione), da oggi anche senza 104, ma con una richiesta non meglio definita, di …un medico, uno psicologo o dello stesso consiglio di classe…verrebbe riconosciuto uno status di necessità di supporto tale da richiedere un assistente specialistico, ma non una certificazione tout court.
Cosa: stessi fondi (appena appena incrementabili) stesse ore.
Come: un’assistenza non più alla persona, ma ad un ‘gruppo’ di persone con ‘bisogni’ molto diversi fra loro.
Allora forse varrebbe la pena ipotizzare bandi separati e soprattutto trovare diversi ambiti di risorse a cui attingere.
Intanto settembre è domani e per i nostri ragazzi sarà ancora una rincorsa ai propri diritti.
Ultima nota: sentirsi dire che la Regione ha a cuore l’inclusione, sotto intendendo che chi dovrebbe difenderla invece no, fa male. Non cerchiamo la guerra tra poveri, appunto, ma la definizione delle parti: mischiare le carte non vuol dire fare inclusione, ma semplicemente confondere gli obiettivi.