ANGSA Lazio è lieta di presentare “Espi, il ragazzo Aspie”! Una serie di brevi “strisce” ideate e disegnate da Filippo Manfredi che, oltre ad essere un socio ANGSA Lazio, è un ragazzo autistico.

Filippo, attraverso “Espi”, racconta le sue esperienze e le sue difficoltà con tanta ironia e sagacia.

Le strisce saranno pubblicate sul sito dell’ANGSA LAZIO, sulla pagina Facebook, il canale Youtube e nel gruppo Autismo Lazio dell’associazione con cadenza settimanale.

Per rendere le strisce più facilmente fruibili, abbiamo deciso di realizzare “delle strisce animate” ed i personaggi delle storie di Espi sono doppiati da Filippo, dal suo amico Maurizio Casilli e Cristina Bonatti (mamma di Filippo).

Abbiamo chiesto a Filippo di presentarsi e presentare il suo personaggio Espi.

Filippo (a destra) e Maurizio (a sinistra)

Sono Filippo, ho 26 anni, sono nato a Roma e sono autistico.
La mia passione è disegnare. Ho sempre disegnato già da piccolissimo. E non sapevo di non saper disegnare, ma io continuavo a farlo. 

Disegnando racconto i miei interessi

Dopo le scuole medie ho voluto frequentare il Liceo Artistico vicino casa. E ho scoperto che ci sono discipline artistiche che proprio non mi piacciono: come il disegno geometrico. Troppa precisione, troppi numeri, troppe linee astratte che non riesco a visualizzare. 

Preso il diploma ho continuato a disegnare alla Scuola Romana del Fumetto, che si trova a Via Flaminia, al Centro di Roma e mi sono diplomato nel 2019. Io non so se sono bravo. 

Sicuramente sono molto migliorato e il mio modo di disegnare è cambiato, ma lo stile resta il mio. 

La scuola è un terreno di battaglia per tutti i ragazzi, ma per chi ha una disabilità “invisibile” è certamente più dura. 

Cosa vuol dire invisibile? 

Io non sono su una carrozzina, non uso le stampelle, non ho un braccio bionico. Chi mi vede per la prima volta non può immaginare che ho difficoltà a capire le espressioni, i cambi di tono della voce, che troppo rumore insieme a troppa luce, o a luci a intermittenza, troppi odori… in poche parole troppi stimoli dei 5 sensi, mi mandano in tilt. 

E allora parlotto tra me, cammino avanti e indietro ripetendo scene di cartoni animati… 

Ogni tanto devo stare da solo. Non perché non voglio stare con gli altri o non mi piaccia. 

In realtà non sono capace. È qualcosa che ho dovuto imparare “a memoria” e non intuitivamente come accade a tutti. 

E continuo ad imparare, mica ho finito! 

Se conoscete qualche ragazzo autistico, o che vi sembra “strambo” non prendetelo in giro. Non escludetelo dalla vostra compagnia o nella classe. Non fatelo sentire ancora più diverso. 

Ricordatevi che se voi potete incontrare un autistico circa ogni 100 ragazzi, quindi in una scuola intera ce ne possono essere 4 o 5, noi autistici, invece, siamo circondati da persone “normali” che ci giudicano ogni giorno per quello che facciamo e siamo. E non è bello sentirsi sempre sbagliati, stupidi, fuori posto.

Come è nato ESPI? Mi avevano detto che con una striscia si hanno più possibilità di essere visti e quindi conosciuti. Ed ho pensato ai Peanuts.

Ho immaginato una serie di situazioni di incomprensioni che mi sono capitate perché sono autistico Quindi ho immaginato un ragazzo (13-15 anni) con un nome che facesse rima con Aspie e che non fosse simile a nessun nome esistente.
E ho iniziato a disegnarlo in maniera molto elementare. Poche linee. Poche battute.
Poi ho voluto raccontare l’autismo per me. La polemica dopo il libro su Hans Asperger. Il Covid.

Ho in serbo altre idee. Piano piano le disegno tutte!

Ma ora basta con le chiacchiere, lasciamo spazio a Espi!

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