Riflessioni su coronavirus, autismo e didattica a distanza

Le “privazioni “a cui il coronavirus ci sta costringendo, sono anche l’occasione però di riflessione.
Tutti in casa, senza poter andare in pizzeria, al ristorante, al teatro, al cinema, in un centro commerciale affollato, senza amici. Be’…praticamente quello a cui la maggior parte delle famiglie con una persona autistica in casa è stata allenata negli anni dal vissuto quotidiano. Ora siamo tutti ostaggi del virus, “le famiglie autistiche” lo erano già da prima.

Il tempo, quello che tanto ci mancava e che rincorrevamo tra lavoro, scuola, terapie, corsi, gruppi, adesso è talmente dilatato da disorientare anche i cosiddetti neurotipici. Cambiare la strutturazione del tempo in una persona che non ha la concezione del tempo non è facile. Pensiamo allora quanto sia difficile per una persona autistica gestire le routine saltate, rimodulare la giornata e gli spazi, ristrutturare le mattinate ed i pomeriggi. Proprio le mattinate, quelle che normalmente erano le più organizzate, per chi andava a scuola, per chi nei centri, in libreria, al parco, a fare la spesa, per chi passeggiava (e su questo abbiamo già scritto). Ne abbiamo parlato noi con Gerardo d’Amico in Basta la salute su RaiNews24

 

e la dottoressa Flavia Caretto al TG2.

La scuola merita un approfondimento. La pandemia ha rivelato quanto il nostro sistema scolastico sia arretrato rispetto all’utilizzo della tecnologia, quanto sia impreparato a garantire uniformità di continuità didattica, per non parlare di quella di supporto alla relazione.

Il re è nudo. La DaD (didattica a distanza) ha confermato che chi lavorava ‘bene’ prima del COVID-19 si è subito attivato dando spazio alla fantasia e creatività per provare a cancellare la lontananza dimostrando che non è necessariamente sinonimo di distanza, ma che si può essere vicini anche da lontano. Chi aveva a cuore i suoi alunni e studenti, sin da subito, sin da prima dell’attivazione ufficiale da parte dei vari Istituti, ha preso contatto con le famiglie dei ragazzi che seguiva per concordare come poterle supportare e farsi sentire ‘vicino’.

Chi scrive può citare ad esempio gli insegnanti dei due figli, i quali hanno cercato di capire insieme ai genitori come e cosa inventarsi. Certo l’autismo va declinato al plurale e forse non esiste parola, o meglio, concetto più plurale di AUTISMO. Quindi va da sé che per un autismo con lieve necessità di supporto è più facile il coinvolgimento nella DaD, coinvolgimento che diventa sempre più complesso man mano che si aumenta il livello di necessità di supporto. Sono due valori inevitabilmente inversamente proporzionali. Ma ci si deve almeno provare e non arrendersi alle prime difficoltà (clicca per leggere un nostro precedente articolo)

Purtroppo però, ed ecco l’appello nel servizio del TG1 (servizio di Laura Cason),

dobbiamo come associazione e soprattutto io, come referente del gruppo scuola sia per ANGSA che per FISH denunciare le situazioni critiche. Tante, troppe le segnalazioni di totale scomparsa degli insegnanti (ne diamo di seguito una sintesi senza scendere nel merito): in alcuni casi non una telefonata, e non nei primi giorni, ma ancora oggi a distanza di più di un mese dalla sospensione delle attività didattiche; in altri gli alunni/studenti sono stati esclusi dalla DaD a prescindere; in altri ancora, pur partecipando alle lezioni online, di fatto non vengono tenuti in considerazione e pur provando ad interagire, per esempio chiedendo di parlare, sono ignorati dal docente curricolare; o ancora insegnanti che chiedono alle famiglie di indicare come dovranno lavorare e di produrre relativa documentazione.

Poi ci sono gli operatori, i terapisti, gli oepa, gli assistenti specialistici. Fra questi alcuni si stanno dannando l’anima per continuare il loro lavoro (che amano) pur in piena ‘clandestinità’. Il supporto alla relazione garantito da queste figure professionali, che è tanto fondamentale, è stato dimenticato o non preso nella dovuta considerazione nella programmazione della DaD (ne fa una disamina completa Paola Di Michele, una OPEA romana, con un articolo pubblicato su Superando).

Inventarci, scoprirci, cercare di mantenere delle piccole routine invece che di persona da lontano, mantenere il minimo contatto anche a distanza, per una persona nello spettro dell’autismo poter vedere quelle figure con le quali era abituata a stare tutti i giorni, sentirne le voci, è fondamentale per comprendere che non sono scomparse, che non sono spariti. È l’unico modo per fargli capire che non sono stati abbandonati e che, quando sarà finito tutto questo, li ritroveranno.

Stefania Stellino
ANGSA Lazio Onlus

PS: Link utili per idee e spunti per lavorare con persone autistiche ai tempi del coronavirus

MIUR
https://www.istruzione.it/coronavirus/didattica-a-distanza_inclusione-via-web.html

https://www.istruzione.it/coronavirus/didattica-a-distanza_inclusione-via-web_associazioni.html

Sportelli Autismo
https://www.istruzione.it/coronavirus/allegati/presentazione_sportelli-autismo.pdf

ASL ROMA1
https://www.aslroma1.it/uploads/files/42_52_parte_2_compressed.pdf

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